Quando hai iniziato?
Era il 1985 e cercavo un nuovo sport. Ho iniziato per puro caso perche amici praticavano karate, poi ho continuato perche mi e piaciuto l’ambiente, mi piaceva cio che facevo, forse inconsapevolmente era quello che cercavo.
Amavo lo sport di squadra, pero’ questo combattere contro se stessi (perche alla fine e questo che si fa), questa ricerca continua della perfezione, di studio continuo, era diverso e mi appagava.
In altri sport amatoriali se hai voglia fai, ma se non ti impegni nulla cambia, e a lungo andare questo puo portare a non arrivare all’obiettivo. Nel karate invece c’e sempre l’insegnate davanti che ti stimola e ti corregge, a cui devi dimostrare il miglioramento!
Fin da subito, dalle prime cinture colorate ti accorgevi gia che quel gesto lo facevi sempre meglio e questo di dava soddisfazione. Cresci, cambi, continui perche e una lotta con te stesso.
La nostra scuola nasce con l'idea di insegnare il karate, e la gara non e l'obiettivo ultimo ma un mezzo per fare esperienze che non puoi fare senza la competizione. La mente e molto importante e la gara ti da esperienze mentali che forse non ottieni in altro modo. Ti insegna a saperti gestire. Pero finita la stagione agonistica scopri che stai iniziando ad imparare!
E' tanti anni che pratichi. Che differenze hai notato rispetto al passato?
Negli anni '80 c’erano corsi molto numerosi. Quando ho iniziato eravamo in 21 cinture bianche, c’era tanta compagnia, tanto gruppo. Ma siamo arrivati in 2 a cintura nera, normalmente meno del 10% arrivava a questo traguardo.
Erano gli anni in ci allenavamo nel palazzetto di Paderno d’Adda, le cinture colorate facevano la prima ora, poi arrivavano le cinture marroni e nere per il corso del M° Severino, si faceva tutti il saluto insieme, poi le colorate uscivano e le marroni e nere iniziavano. Gli istruttori la prima ora insegnavano, la seconda ora si allenavano. I corsi erano divisi per grado: solo bianche oppure gialle.
Era un karate piu duro, dove non c'era spazio per i meno forti, anche fisicamente: non era un karate per le donne. La M° Piera era un’eccezione. Anche ora c'e selezione e di quelli che partono pochi arrivano, ma si tende a dare piu possibilita e stimoli, perche se selezioni da subito attraverso il rigore il karate diventa per pochissimi.
Chi e il Maestro?
E' colui che ti mostra la strada, ti fa vedere la tecnica e te la spiega. Ma soprattutto ti dimostra che la sa fare e a cosa serve. Tu capisci, magari non riesci a farla adesso, ma ti mostra la via per poterci arrivare.
Cosa ti lascia il karate fuori dalla palestra?
Ti da una forma di consapevolezza anche fisica e la sicurezza della conoscenza di te stesso.
Racconto un aneddoto che mi e successo qualche tempo fa.
Ero a Milano, in piazza Duomo sotto Natale. Esce di corsa una persona dalla Rinascente, con dietro un’altro che gridava: “fermatelo, fermatelo”. Aveva rubato e la gente si scansava, allora l’ho rincorso e l’ho bloccato. Non l’ho fatto per salvare la situazione: semplicemente ero tranquillo e sicuro delle mie possibilita. Dal karate ti viene una consapevolezza, un’attenzione a quello che puo succedere, hai una visione di distanze e tempi lunghi.